Giulia Manconi

Laurea magistrale SID, 2017

Posizione attuale: Operations Manager, Dow Jones & Company, Inc. 

Ciao Davide, ti ringraziamo per aver deciso di raccontarci la tua SID Story. 

1. Potresti raccontarci un pò la tua carriera? Quali traguardi e qualche curiosità?

Prima di sostenere la tesi ed essere ufficialmente laureato magistrale SID volevo comprendere se l’idea che aveva accompagnato i miei anni universitari dovesse trasformarsi in un piano d’azione. Partecipai dunque ad un bando del SID e a dicembre 2016 iniziai il tirocinio presso l’Ambasciata Italiana ad Amman. Nonostante i meravigliosi incontri, a marzo 2017 tornai in Italia abbastanza convinto di non voler più provare la carriera diplomatica. Avevo voglia di immettermi nel mercato del lavoro e provare terzo settore e settore privato prima di scegliere cosa fare “nella vita”. Mi spaventava il vortice degli stage e avevo iniziato a cercare lavoro dandomi tempo fino all’estate prima di ripiegare su un altro tirocinio. Dopo un paio di interviste, una African unicorn dell’e-commerce mi invita ad andare in Marocco per concludere il contratto. Tornato a Casablanca, dove avevo fatto il Mundus in triennale, il rectruiter si dissolve nel nulla. Non poco abbattuto, torno in Italia e qualche settimana più tardi vado per qualche giorno a Bruxelles per l’AGM di una piccola Ong con cui avevo iniziato a collaborare nella primavera 2016.

Poco dopo, il presidente dell’ONG mi chiama per offrirmi un contratto di un paio di mesi per fare advocacy a Bruxelles. 

Mi sono fiondato nella capitale europea dove sono stato catapultato nel mondo del lavoro e nella bolla europea senza training, con una mole immensa di lavoro, ma in un contesto politico altamente interessante per il contenzioso del Sahara Occidentale. Da dover rimanere qualche mese, sono rimasto a fare lobby a Bruxelles per circa un anno. Ne sono uscito abbastanza esausto, anche perché sono del Sud e il grigiore di Bruxelles non fa proprio per me. 

Per varie ragioni mi trasferisco a Barcellona e per i primi mesi continuo a lavorare part-time per l’Ong di Bruxelles, finché non inizio a lavorare da Dow Jones, dove sono attualmente. 

Così dal terzo settore sono passato ad una multinazionale dell’informazione in campo economico e, superate le paure iniziali relative alla mia formazione non troppo economica, mi sono trovato cosi’ bene che sono quasi tre anni che ci lavoro.

In una multinazionale e all’inizio della carriera professionale, la gavetta è d’obbligo ma non si è mai fatta troppo pesante. Dall’analisi di articoli per servizi di compliance, allo sviluppo di potenziali start-up fino alla gestione di progetti di intelligenza artificiale, in questi tre anni ho imparato moltissimo, conosciuto tantissime persone e investito tempo per portare avanti nuove idee.

Sarei ad oggi in grado di dire cosa voglio fare nella vita o verso quale direzione va la mia carriera? No, e sinceramente non mi interessa più farlo. Tutti i lavori hanno aspetti positivi e aspetti negativi e devo dire di essere stato abbastanza fortunato nella mia carriera fin ora. Bravura e fortuna, sicuramente, sono indispensabili per raggiungere i giusti traguardi. Bisogna impegnarsi, essere proattivi, avere la voglia di pensare out of the box e la forza di portare avanti le proprie idee, ma servono anche condizioni esterne che vanno al di la’ del nostro controllo. 

2. Riguardo alla tua mansione attuale, in che cosa consiste il tuo lavoro quotidiano?

Nella mia posizione devo principalmente gestire progetti di efficientamento della produzione per due team che si occupano di ricerca per prodotti di compliance di Dow Jones. Il project management, che ritengo uno dei campi in cui la nostra formazione ci rende vincenti, implica non solo la redazione di documenti, ma anche una buona dose di diplomazia, conflict resolution, problem solving e change management.
È un lavoro molto dinamico in cui, dovendo fare da ponte tra i ricercatori e gli ingegneri informatici, non smetto mai di apprendere, usare la creatività e confrontarmi con altri colleghi per trovare soluzioni che possano soddisfare al meglio gli stakeholders coinvolti e apportare un beneficio all’azienda. 

3. Come ti ha aiutato il SID nella formazione e nello sviluppo della tua carriera?

Il più grande aiuto del SID sono le amicizie e le conoscenze fatte durante gli anni universitari, nonché le quattro fantastiche esperienze all’estero (Marocco, Sudafrica, Francia e Giordania) che hanno poi, in un modo o nell’altro, determinato la mia vita professionale e personale. Se il mio relatore non mi avesse consigliato di andare a Parigi per fare la ricerca tesi sul Sahara Occidentale, non avrei mai conosciuto il mio primo datore di lavoro. E se non fossi andato in Marocco e in Sudafrica dove la questione del Sahara Occidentale è recepita in maniera diametralmente opposta, probabilmente non avrei mai fatto una tesi su questo caso. 

Prima dicevo che nel mio primo lavoro sono stato catapultato a Bruxelles senza training e con tante responsabilità. Ecco, se non avessi avuto tanti cari amici siddini che dal primo giorno mi hanno fatto sentire a Plux come a Piazza Saffi, non penso che la mia carriera avrebbe avuto questa evoluzione.  

Anche da Dow Jones ho incontrato ex colleghi siddini e anche lì non sono stato deluso. 

L’ottima formazione degli anni “forlivesi” è stata sicuramente d’aiuto, ma posso affermare convintamente che il miglior aiuto del SID nella mia carriera è stato quello di avermi messo in contatto con una rete di internazionalofili con una cultura in comune che diventano punto di riferimento in giro per i cinque continenti. 

4. Molti siddini stanno ora facendo il loro ingresso nel mondo del lavoro. Qual è il miglior modo per affrontare queste nuove sfide per un neo-laureato/a siddino/a?

Siate convinti del vostro valore, della vostra formazione e delle vostre debolezze. Investite sulle debolezze ma non lasciatevi intimorire da queste ultime. Non perdetevi nel vortice dei tirocini, perché il nostro tempo ha un valore. Ritengo che qualsiasi lavoro, sia più o meno attinente al nostro percorso (e ce ne sono davvero tanti ad esserlo), si apprende con pratica e buona volontà. Cercare lavoro è un lavoro e richiede il giusto tempo. Datevi tempo, non ripiegate subito su qualcosa che non vi convince. Datevi anche il tempo di comprendere cosa vi piace e cosa no. Studiamo molto. ma lavoriamo poco in Italia ed è importante “sporcarsi le mani” per poter definire cosa si addice a ciascuno. 

Un ultimo consiglio, forse poco politically correct: ritengo che all’inizio della carriera conti molto di più fare networking che mandare application e accumulare titoli di summer school, master e chi più ne ha più ne metta. Fatevi apprezzare dal vostro network, partecipate ad eventi, non abbiate paura di chiedere a gente più grande di darvi una mano, di farvi qualche intervista, di raccontarvi la loro storia, di corregervi il CV, di indicarvi su cosa puntare, cosa migliorare, dove cercare. In generale, non abbiate mai paura di chiedere e siate sempre curiosi e proattivi. 

5. Nella tua esperienza, come si passa da un tirocinio o una posizione entry level ad un contratto più importante? Quali sono secondo te gli step e gli approcci che deve seguire una siddina/o?

Secondo me le due chiavi principali sono perseveranza e proattività. Non sentitevi bloccati nella posizione entry level se le prime candidature non portano i loro frutti. Riprovateci. La perseveranza viene apprezzata. E non lasciatevi abbattere dai rifiuti, piuttosto continuate a dare il massimo e la promozione arriverà. Guardatevi anche intorno, sempre. Siate propositivi, tanto nella vostra attuale funzione, quanto nella continua personale ricerca di datori di lavoro che potrebbero valorizzarvi meglio. Prendetevi cura del vostro network e non smettete mai di ampliarlo. Con discrezione e senza sembrare affrettati, impegnatevi e guadagnate i riconoscimenti che se al principio non saranno retribuiti, sicuramente porteranno i loro frutti domani. 

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